Al Centro Diurno “I Colori della Vita” del CUS si “coltiva” l’eccellenza
Il 7 giugno si è tenuta a Venafro, presso la suggestiva Palazzina Liberty, la Cerimonia di premiazione del Premio Letterario nazionale “Tracce invisibili”. L’evento ha visto una partecipazione sentita e numerosa, con opere giunte da tutta Italia. Promosso dall’Associazione “Noi ci siamo” il premio si è contraddistinto per la qualità delle opere ricevute.
Presidente del Premio la Dott.ssa Maria Giusti, operatrice del Centro Diurno “I Colori della Vita” di Isernia, struttura dedicata a persone con problemi di salute mentale. Siamo qui a parlarne perché uno degli ospiti della struttura, Vincenzo Izzi, noto a tutti come Enzo, ha partecipato al Premio, classificandosi al III posto (ex aequo) nella sezione poesia singola con “La cura della parola”.
Enzo, nasce a Frosinone e vive a Scapoli. Ha conseguito il diploma di Maturità classica. Da sempre appassionato di lettura, ama spaziare tra i generi, ma nutre una particolare passione per la filosofia e la poesia. Riscopre i poeti in maniera più profonda partecipando ai laboratori di lettura e scrittura (essenzialmente legati alla poesia) che hanno modellato e generato un’ulteriore crescita grazie (a suo dire) “agli insegnamenti pazienti e pieni di dedizione di Maria Giusti”, la quale sostiene che Enzo è, senza dubbio, una persona intelligente e di grande cultura. Legge moltissimo e si muove con naturalezza tra letteratura, psicologia, filosofia e poesia. Ha una fame autentica di conoscenza e un profondo desiderio di condivisione.
Durante la cerimonia sono state poste ad Enzo quattro domande alle quali ha così risposto:
Riconoscersi Tra Le Parole cosa è per te?
È la possibilità di scavare dentro di me e portare alla luce tesori dimenticati o celati alla coscienza
perché dolorosi o difficili da accettare attraverso l’attività insieme di mente e anima, nonché la
condivisione di gruppo, trasformandoli in risorse vive e nuove per affrontare il disagio che spesso
mi affligge.
Hai acquisito nuove conoscenze e abilità?
Ho imparato a dare un nome alle emozioni, a identificarle e darle un corpo, in una parola a viverle
meglio.
Quanto ti ha donato?
Mi ha donato la coscienza della possibilità di poter raggiungere gli altri attraverso un canale che
non conoscevo, difficile da usare, impegnativo ma che spesso si è rivelato privilegiato per farmi
conoscere veramente (intimamente).
Cosa ha significato per te questo Premio?
Ho avuto la sensazione di non essere solo al mondo, di non essere una semplice isola
nell’oceano, ma di far parte di un arcipelago: isole in qualche modo in relazione tra loro attraverso
la poesia che è desiderio di comunicare e entrare in contatto con altre anime, tutte impegnate in
questa ricerca di senso e comunione.
Le risposte di Enzo sono un segno tangibile della “Cura della parola” e di quanto un laboratorio di poesia, metodo alternativo a quello tradizionale di aiuto alla mente, possa offrire supporto agli stati emotivi e cognitivi, favorendo una maggiore consapevolezza per conoscere e “ri-conoscersi tra le parole” — nome del laboratorio di poesia che, grazie a tecniche diversificate e metodologie specifiche, guida verso la liberazione delle emozioni.
Di seguito la poesia vincitrice di Enzo Izzi e la motivazione.
La cura della parola
Vagabonda l’anima mia ora vaga Per le brumose lande che occupano la mia mente. E si muove stanca e sofferente, fuggiasca sopravvissuta all’inesorabile battaglia che talvolta assale i labili confini della mia persona. L’orda barbarica e selvaggia che mi aggredisce con impeto Reca impresso lo stemma del “Dubbio”. Formidabile è la sua possenza E sterminata la vastità delle sue schiere Che tutto di me sembra cingere e stravolgere. E preme e spinge l’orda malefica! Vana è la speranza che il clamore della battaglia non si ripeta. Temo il fragore delle lame e delle spade Forgiate dai miei stessi pensieri, E temo la resa… E io son qui ad attendere Ciò che non può essere mai atteso, e rimiro le onde del mare che mi porto dentro Quando la marea del ricordo Invade inaspettata la mia coscienza, e un sussulto mi assale perché ho timore di cosa mi lascerà la risacca. Eppure, questa volta non si è aggiunto un nuovo tormento Ma risuonano nella mia testa le parole gentili Che Lei (angelo salvatore) mi rivolse cortese. Ed esse da fievoli germogli Si mutano in fusti saldi e fieri. Il pensiero allora rinvigorisce E il senno riabbraccia la mente Perché ripeto con forza: il dubbio alimenta sé stesso, come belva famelica mira a crescere e moltiplicarsi, e aspira in segreto a usurpare nell’animo il posto occupato dalla Sicurezza. Dubita del dubbio, dunque! E coltiva le piccole certezze quotidiane, affinché di fame muoia la bestia!
MOTIVAZIONE
La mente del poeta diventa luogo di scontro interiore, dove i pensieri, plasmati dallo stesso autore, prendono una forma tale da diventare armi: oggetti che possono colpire. L’autore non è più solo creatore, ma anche vittima della propria interiorità. Si assiste a una scissione tra coscienza e pensiero ed è proprio questa frattura a costituire l’epicentro della poesia che descrive una condizione esistenziale permanete. Ma nel cuore di questo conflitto irrompe un principio ordinatore – angelo salvatore – che restituisce forma e coerenza alla mente smarrita. E la coscienza, ridestandosi, mette in discussione il dubbio stesso. E nel coltivare “le piccole certezze quotidiane” si compie la catarsi: la consapevolezza del presente diventa la vera arma e non si combatte più il pensiero distruttivo ma lo si lascia morire di fame. (MARIA GIUSTI)

